Roberto Rossellini: un regista d’idee a servizio della conoscenzaRoberto Rossellini non fu mai solo un regista cinematografico, alla base del suo fare cinema ci fu costantemente la pressante consapevolezza della realtà e dei bisogni che da questa scaturivano.Filosofo del neorealismo ed esteta della macchina da presa, considerò sempre il cinema come uno strumento teorico in grado di diffondere il pensiero e, eleggendo gli uomini e il mondo sua principale fonte d’ispirazione, perseguì un cinema dell’etica che si ponesse come veicolo di conoscenza da contrapporre a quell’ignoranza che, secondo lui, snaturava gli uomini rendendoli indegni di tale nome.La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza appartiene al periodo televisivo di Rossellini; fu, infatti, nella televisione che il regista scorse un potente strumento sociale di diffusione di una cultura che concorresse a formare le coscienze e a diffondere le ideologie. La scelta della televisione, però, segnò soprattutto il passaggio a una nuova fase della poetica rosselliniana, l’abbandono del cinema narrativo e l’approdo a un cinema prettamente didascalico, dai tempi narrativi molto dilatati, impossibile da realizzare nei canonici tempi cinematografici.In questo senso, La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza rappresenta appièno questa nuova fase, arrivando addirittura a contemplare l’utopia di consegnare un documento enciclopedico della storia dell’uomo, dalle origini fino alla contemporaneità vissuta dal regista e oltre. La mole di dati storici fa di questo film un’opera monumentale che, tuttavia, Rossellini semplifica al massimo, cercando di trasmettere il sapere attraverso la concretezza delle immagini, attraverso una cronaca visiva degli avvenimenti narrati che sfronda la complessità del contenuto.Cinematograficamente la semplificazione va a ricongiungersi con l’essenza del cinema di Rossellini, l’uso del piano-sequenza, ancora e sempre, volto sì a cumulare dati informativi, ma anche, e soprattutto, a mostrare la conoscenza con le immagini.Di Amanda Romano
